Si può criticare il Capitano, ma mai augurarsi la sua partenza

Giornalista pubblicista. Direttore e ideatore di Sampdorianews.net. Dall'estate 2006 nella redazione di Tuttomercatoweb.com. Opinionista per "Sampdoria sempre con te" su Radio 103.
05.12.2011 08:23 di  Diego Anelli   vedi letture
Si può criticare il Capitano, ma mai augurarsi la sua partenza
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© foto di Federico De Luca

Nel calcio, come nella vita di tutti i giorni, capita spesso che la gente abbia la memoria corta, oppure può accadere che i problemi vengano scoperti soltanto quando sono visibilmente sotto la luce del sole, nonostante fosse stato possibile, per attenti osservatori, scovarli già con largo anticipo e magari contribuire, nel proprio piccolo, a porre una pezza per salvare il salvabile, a tal proposito facciamo ricorso al proverbio “prevenire è meglio che curare”.

Che il rendimento di Angelo Palombo non fosse all’altezza rispetto ai livelli ai quali ci aveva abituati negli anni scorsi non rappresenta una novità delle ultime settimane. Su queste pagine abbiamo sottolineato in largo anticipo, probabilmente già dal febbraio 2011, come le prestazioni del Capitano andassero spesso e giustamente giudicate sotto la sufficienza. Nell’autentico marasma tecnico e tattico che ha portato la Sampdoria in pochi mesi dai preliminari di Champions League alla serie B, è rimasto coinvolto da un qualcosa più grande di lui, senza riuscire a porvi rimedio in campo.

Si trattava di un’impresa assolutamente non semplice, ma giustamente ci si aspettava un rendimento di ben altro livello, più consono ad un giocatore da tempo ormai nel giro della Nazionale, ma invece così non è stato. Emotivamente era troppo coinvolto, troppo attaccato a quei colori che ha sempre onorato dentro e fuori dal campo, il sentimento ha forse prevalso anche sulla leadership, il disorientamento sulla personalità, la paura sulla lucidità.

È stato giusto criticare tutti i protagonisti in campo, nessuno escluso; soprattutto dai giocatori più rappresentativi ci saremmo aspettati un rendimento ben diverso, che avrebbe consentito alla Sampdoria, nonostante l’autentico suicidio sportivo avvenuto tra ottobre e febbraio, di poter raggiungere l’obiettivo minimo della salvezza. Quasi nessuno si era riferito al Capitano, forse sbagliando, perché le critiche, se costruttive, civili e non destabilizzanti, sono sempre utili, aiutano a migliorarsi, a crescere e a superare i periodi bui e non devono risparmiare nessuno se è necessario.

Sono però poi bastate un paio di prestazioni sotto tono del Capitano nel campionato cadetto per far esplodere improvvisamente le critiche provenienti da chi, fino a pochi giorni prima, lo ritenevano intoccabile, esente da ogni appunto, unica luce nel buio più profondo. I fatti hanno dimostrato in questi soggetti l’incoerenza, un inesistente equilibrio nelle valutazioni e spesso una scarsa riconoscenza. Il peso psicologico della retrocessione, un’identità collettiva di gioco ancora inespressa, un evidente calo personale nel rendimento, acciacchi fisici e incomprensioni tattiche hanno evidenziato un Palombo lontano parente del giocatore che, da sempre, è stato il faro della Sampdoria.

A questo punto ognuno può esternare le proprie opinioni: qualcuno spara a zero nei suoi confronti, qualcun altro lo invita ad andarsene o comunque non si strapperebbe i capelli se ciò accadesse già nel mercato di gennaio, fortunatamente i più si limitano a mugugnare e ad attendere di rivedere il vero Palombo, qualcuno ancora non perde la bussola e cerca di evitare sia tranelli, sia ennesimi autogoal che caratterizzano il puro spirito autolesionistico.  A mio modesto parere è giusto prendere atto, riconoscere, mettere in evidenza (su Sampdorianews.net è capitato mentre altri organi di stampa chiudevano ripetutamente un occhio, ma se si parla del Capitano e di un giocatore del suo calibro, si pretende di più rispetto ad un giocatore come tanti altri e se occorre non gli si dà il mezzo punto in più, bensì in meno) e pretendere una rapida inversione di tendenza, ma non bisogna andare oltre.

Negli ultimi tempi Angelo non riesce ad esprimere pienamente in campo il proprio potenziale, va bene, si può criticarlo, si può anche aspettarlo, ma non si può e non si deve, soprattutto, compiere l’errore di pensare che la Sampdoria possa fare a meno di lui. Angelo Palombo è il Capitano della Sampdoria, è l’unico superstite del primo anno di gestione Garrone che coincise con la promozione in serie A sotto la guida di Novellino, c’è sempre stato nel bene e nel male, ha gioito e sofferto al nostro fianco, si può considerarlo uno di noi, è l’unica bandiera rimastaci e non deve essere ammainata. Anche lui non avrà sempre risposto alle nostre aspettative in termini di rendimento, ma mai è mancato sotto il profilo dell’attaccamento alla maglia e dell’impegno. Quando la sconfitta subita in casa contro il Palermo ha sancito la matematica retrocessione in serie B è stato, come spesso era già accaduto, l’unico in campo a metterci la faccia, a tramutare in pianto il proprio dolore.

Lui, con i fatti, ha dimostrato che la Sampdoria rappresenta la squadra con la quale vorrebbe finire la carriera agonistica, anche negli ultimi giorni di mercato quando il pressing della Fiorentina stava diventando assai concreto con un’offerta capace di far vacillare chiunque. Qualcuno era pronto ad accettarla, oppure qualcuno non voleva tappargli le ali, oppure qualcun altro avrebbe fatto l’impossibile pur di trattenerlo. I “Se” contano meno di zero, perché è stato lui stesso a decidere di restare, lo ha ribadito successivamente in più occasioni, rischiando di perdere ancora per un’altra annata sia la serie A che la Nazionale.

Da lui non bisogna più pretendere né segnali, né conferme ulteriori, i fatti parlano in suo favore, lui tiene alla Sampdoria, il resto sono soltanto chiacchiere da bar e tali devono restare, che tutti se ne facciano una ragione. E se esistono tifosi, oppure addetti ai lavori che ritengono necessaria la cessione di giocatori della vecchia guardia nel mercato di gennaio per mettere in atto una credibile campagna di rafforzamento, che si rendano conto che includere Palombo tra i partenti significherebbe non soltanto proseguire con il piede sbagliato, ma realizzare il più clamoroso e l’ennesimo autogoal.

La Sampdoria va rafforzata, non indebolita. Abbiamo  bisogno di due terzini, un attaccante che la metta dentro e di un regista nel cuore del centrocampo? Bene compriamoli, assicuriamoci finalmente un giocatore dotato di fosforo e geometrie in cabina di regia che possa affiancare Palombo e consentirgli di rendere al meglio, riportandolo nel suo ruolo naturale. Si può attenderlo, si può criticarlo, ci si può augurare che giochi più spesso, oppure che parta più frequentemente dalla panchina, ognuno è libero di esternare giustamente le proprie opinioni, ma il Capitano non va ceduto. La Sampdoria troppo spesso è stata in balìa degli eventi, ha bisogno di ritrovare certezze e punti di riferimento, in campo Angelo deve ritornare ad esserlo, altrimenti il purgatorio diventerà un inferno, mentre Angelo e la Sampdoria meritano il paradiso.