SAMPDORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE - "Squadra gioca come gioca centrocampo"
In questo primo appuntamento con l'analisi del centrocampo blucerchiato, partiamo da una verità inconfutabile scolpita nell'almanacco del calcio da Vujadin Boskov: “Squadra gioca come gioca centrocampo”. Lo specchio di una Sampdoria ancora priva di un’identità ben definita dopo 13 giornate è un reparto dall’andamento altalenante, il cui quintetto è cambiato sovente nella composizione, ma col medesimo risultato: manca ancora di compattezza, meccanismi rodati e ritmo nella costruzione dell'azione.
Anche se in linea del tutto teorica il 3-5-2 avrebbe dovuto assicurare maggiore densità e capacità di creare superiorità numerica in fase di dispiegamento offensivo, la squadra doriana non si è finora distinta né per aggressività nei tackle né per reattività sulle seconde palle, caratteristiche fondamentali in cadetteria, dove, a fronte di una qualità livellata verso il basso e piuttosto omogenea, sostanza e organizzazione tattica fanno la differenza.
Pirlo prima e Sottil poi hanno variato spesso la composizione della mediana e la scelta degli esterni alti e anche questo può essere analizzato come un segnale di confusione o, perlomeno, di una mancata risposta degli interpreti a quanto i tecnici andavano ricercando. Le responsabilità, quando le cose non vanno come auspicato, vanno distribuite senza capri espiatori e, oggettivamente, se a livello tecnico il modulo non ha mai convinto, va detto che diversi giocatori hanno avuto un rendimento – in questa prima parte di stagione – inferiore alle aspettative. Uno dei grandi assenti del mercato è senza dubbio Bellemo, reduce da ottime stagioni a Como, in cui aveva dato mostra di tecnica e affidabilità. Ad oggi, il centrocampista classe '95 non ha dato quella solidità ed esperienza che si auspicava potesse apportare. 11 presenze, 509’ disputati, ha beneficiato della fiducia di entrambi i tecnici, ma deve ritrovare la personalità che lo ha contraddistinto in passato perché è uno degli elementi “esperti” della categoria su cui Accardi aveva puntato.
Due volti nuovi che a tratti, invece, hanno mostrato di poter essere preziosi se messi nelle condizioni giuste di esprimersi sono Meulensteen e Akinsanmiro. Meulensteen ha impiegato qualche tempo a adattarsi alla cadetteria, ma possiede intelligenza tattica e visione di gioco, con margini di miglioramento. Akinsanmiro è giovane e, come tale, deve imparare a disciplinarsi, sia nelle energie che nell’irruenza, ma è forse l’unico elemento a centrocampo in grado di cambiare passo. La sua grinta, inoltre, è una qualità imprescindibile, mancata a diversi compagni ad esempio nella recente trasferta di Pisa.
Parlando di elementi cardine, il ritorno in campo di Kasami dopo una gestione confusa inizialmente ha portato linfa e idee, in quanto per caratteristiche si tratta del centrocampista più tecnico in rosa, con personalità per andare alla conclusione dalla distanza. Non gli si può chiedere però di rincorrere 90’ l’avversario, sia per caratteristiche che per tenuta fisica, quindi è fondamentale che la mediana sia ben bilanciata per far sì che la manovra non risulti prevedibile e macchinosa.
Altro elemento che non ha brillato, ma dal quale è lecito aspettarsi di più, magari proprio con il nuovo schieramento che Sottil sta sperimentando durante la sosta, è Venuti. Dopo un buon precampionato, è stato decisivo con le reti segnate contro Frosinone e Sudtirol, ma poi tra cambi di ruolo e dualismo con Depaoli, non ha trovato continuità. Anche in questo caso, si tratta di trovare la quadra innanzitutto a livello di modulo.
Senza nascondersi né abbandonarsi a catastrofismi, sappiamo che l’abbondanza di mediani dallo stesso passo e la mancanza di un centrocampista di fantasia, capace di dettare la giocata e rifornire le punte, è il punto debole di un reparto che, tuttavia, non ha pienamente espresso le sue potenzialità. Il campionato è lungo, ma la classifica è corta e un filotto di vittorie/sconfitte può cambiare di molto obiettivi e umori. E’ il momento di ripartire da un nuovo modulo, che potrebbe mettere alcuni elementi in condizione di rendere al meglio. Ma è anche il momento di dimenticare il blasone, il valore “teorico” del parco giocatori e di calarsi davvero nella mentalità della categoria. Compatti, aggressivi, puliti nella giocata, determinati. Ripartiamo dall’atteggiamento giusto – che in alcuni match c’è stato, ma non deve diventare episodico – e dall’umiltà.