IL SAMPDORIANO - Emozioni in ascensore: tre volte in B nel 2020 e l'Europa. Ci si rialza per la Sampdoria
Il pallone è rotondo, tutti siamo esperti e massimi intenditori di calcio, in campo due squadre da undici calciatori ciascuna, un allenatore in panchina, qualche dirigente a fare acquisti e cessioni. Tutto semplice sulla carta, talvolta qualcuno sembra approfondire la teoria dei massimi sistemi, qualcun altro sale e scende sull'ascensore delle emozioni, passando da terribili disperazioni ad inattesi entusiasmi, anche se ogni tanto può capitare che il tasto non funzioni e si preferisca innescare il segnale d'emergenza, provando chissà a tapparsi le orecchie.
Il 2020 sarà come sempre ricordato come l'anno dominato da una pandemia impensabile, se pensiamo a cose ben più leggere come il calcio possiamo definirci retrocessi già tre volte dopo essere già scesi di categoria al momento della separazione con Di Francesco. In primis prima del lockdown, la partita con il Verona ha rappresentato una boccata d'ossigeno fondamentale, anche se per molti ritenuta semplicemente un successo da tre punti. Era finita dopo il capitombolo interno con il Bologna e poi abbiamo visto cosa siamo riusciti a fare. L'esperienza non ha insegnato nulla o ben poco, dato che è bastato suicidarsi sportivamente parlando con il Benevento, gettando via un doppio vantaggio in casa e subendo tre reti, per tornare ad ascoltare o a leggere condanne certe di retrocessione. Nessun giocatore in grado di giocare in A nella Sampdoria, riuscendo perfino a criticare il principale artefice dell'ultima salvezza, ovvero mister Ranieri.
Intendiamoci, tutti sbagliamo e tutti sbagliano, chi fa o non fa può sempre commettere errori, nessuno è perfetto, ma da qui ad arrivare a considerazioni generali sulla qualità di un determinato allenatore risulta davvero incompetente, ingeneroso e destabilizzante. Chi siede in panchina, chi scende in campo, ognuno di noi può prendere scelte o decisioni che possono essere considerate errate con il senno del poi, si può sbagliare un goal, una formazione, un cambio, un passaggio, va bene tutto. Un altro discorso è pensare che un allenatore riuscito ad incidere in ogni parte del mondo e in ogni contesto, chi ha vinto una Premier League con il Leicester, chi ci ha salvato soffiando alle nostre spalle come ha fatto la Gradinata Sud fino a quando ha potuto esserci fisicamente allo stadio, fosse diventato improvvisamente non all'altezza.
Con il Benevento è stato un pomeriggio storto, o meglio una lezione di fondamentale crescita per ricordarci che siamo la Sampdoria e non il Real Madrid, qualunque avversario va rispettato, il nostro obiettivo prioritario era, resta e sarà la salvezza, bisogna restare concentrati, agonisticamente carichi e determinati fino al triplice fischio finale. Con il massimo rispetto per una compagine neopromossa composta da alcuni elementi da centro classifica, è stato inaccettabile restare a guardare gli avversari per 70' dilapidando il doppio vantaggio ad inizio gara. Siamo tutti consapevoli di non avere campioni nel pieno della carriera disposti a restare qui a lungo, non poter contare su una determinata struttura societaria che ci possa far tornare ad essere competitivi a grandi livelli, ma se qualcuno possa solo pensare di non avere un organico superiore alle neopromosse o ad altre squadre, beh invito a qualche riflessione....
Se restiamo mentalmente in partita, ci liberiamo definitivamente dei fantasmi del passato e non corriamo il rischio di tornare leziosi e presuntuosi in campo, possiamo contare su un organico che può puntare ad una salvezza tranquilla – centro classifica. Le dinamiche di mercato, vista l'impossibilità ad investire su altri prospetti, ci hanno consentito di assicurarci elementi del calibro di Antonio Candreva, Keita Balde e Adrien Silva a condizioni economiche favorevoli, molti si sono scordati di aver strappato alla concorrenza nel mercato di gennaio un talento cristallino di nome Mikkel Damsgaard. Chi segue con attenzione il mercato a livello europeo conosce benissimo le cifre nel nord Europa, si possono fare ottimi affari intervenendo con tempismo, quando si investono 6,5 milioni su un classe 2000 bisognerebbe anche credere che forse, con un lampo di lungimiranza dei bei tempi, “rischiamo” di aver trovato un potenziale campioncino. È presto per dirlo, ma le premesse in Danimarca, in Nazionale e finora in blucerchiato non potevano essere migliori. Va atteso senza pressioni.
Il mercato non è stato completo ma se qualcuno ad inizio settembre ci avesse elencato chi sarebbe poi arrivato lo avremmo preso per matto. Il livello nel complesso si è innalzato a livello qualitativo, ciò non significa dimenticarsi improvvisamente di non disporre di terzini almeno all'altezza dei titolari, Ramirez sia rimasto quasi per caso ed è tanta roba come il rientro di Verre, Bonazzoli (uno degli artefici del rush finale in chiave salvezza ma lo stesso snobbato per anni dal mondo intero) sia partito l'ultimo giorno di mercato senza trovare un sostituto perdendoci nelle ultime ore nelle trattative per un campione di 35 anni e facendo i conti con l'infortunio di Gabbiadini. Tutto vero e non posso nascondere di essermi incavolato e non poco in determinate occasioni. Quale è il nostro obiettivo? Salvarci con minori patemi. Possiamo farcela? Con questo organico sicuramente sì, vedremo se può arrivare qualcosa di meglio ma soltanto il tempo potrà dircelo. Del resto gli stessi che ci davano spacciati dopo il Benevento, sono alcuni che pronunciano la parola “Europa” dopo i sei punti con Fiorentina e Lazio.
Calma, un pochino di equilibrio non guasterebbe mai. Possiamo patire meno e magari toglierci qualche gradita soddisfazione, tenendo però i piedi per saldi per terra, basta un attimo per altre figuracce in campo che non possiamo più permetterci. Sono il primo a credere e a pensare che la Sampdoria meriti di meglio, bisogna però fare i conti con l'attuale nostra realtà e lo scenario generale del calcio nazionale, in contesti simili può bastare davvero poco per alzare inaspettatamente l'asticella, o per tornare all'inferno. Nei periodi più bui dove era semplicissimo sparare a zero sul mondo intero, vedere non nero bensì nerissimo e annullarsi da soli le residue chance salvezza percorrendo il perfetto cammino dell'autolesionista per eccellenza, ho sempre creduto di farcela. Non soltanto per la fede blucerchiata, non perchè improvvisamente estremista nell'ottimismo o finga di non leggere o conoscere certe dinamiche che risultano incommentabili, ma semplicemente ci credevo, credevo nel Mister, nei veterani dello spogliatoio e in determinati giovani, senza ignorare il valore degli avversari.
Abbiamo un presente, non avremo forse un futuro, vivremo alla giornata senza programmazione, ancorandoci alle plusvalenze e sognando un futuro migliore, chissà. Fino a quando ci saremo però dobbiamo crederci fino in fondo, come quelli che cantavano durante il controllo del Var in Sampdoria – Lecce sul risultato di 0-1 con i salentini pronti a calciare dal dischetto con uomo in più.... Le imprecazioni, i brividi di paura, la pelle d'oca per il pericolo scampato, la rabbia di chi non ne vuole sapere di cadere e restare per terra. Ci si rialza, tutti insieme, per la Sampdoria, non per tutto il resto che va e viene, ricordiamocelo sempre, stavolta davvero.