SAMPDORIA CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - In difesa amnesie e lentezza

SAMPDORIA CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - In difesa amnesie e lentezza
mercoledì 9 aprile 2025, 11:11Una Regina sotto i Riflettori
di Paolo Paolillo

Non so cosa stia attanagliando la Sampdoria, negli ultimi 14 anni. Non so cosa stia portandosi in basso la Sampdoria, dopo quasi 80 anni di gloriosa storia. Perché anche quando non si vinceva una mazza, si combatteva come degli ossessi e a noi andava bene così. Non abbiamo mai cercato il bel gioco, non ci è mai interessato il gesto tecnico effimero. Abbiamo amato e ameremo di più solo chi si sbatte per la maglia e guadagna il nostro rispetto. Siamo nati per combattere, stiamo finendo per alzare bandiera bianca. Non abbiamo più difesa.

Per quanto sia difficile parlare di campo, la difesa della Sampdoria sembrava aver preso un buon abbrivio, al terzo allenatore in panchina. Pochi gol, vittorie sporche, illusione. Poi venne Bolzano e, come l’anno scorso, si inceppò la rincorsa alla tranquillità in riva all’Isarco, dove le marcature sono imbarazzanti nei primi cinque minuti, le ingenuità difensive, specie nel come marcare un centravanti di stazza sono evidenti. Perdiamo. Viene il Sassuolo qui, non prendiamo gol, lasciamo poco e quel poco è murato da Cragno e compagnia.

Andiamo a Bari e riusciamo a prendere un gol orribile, a situazione post calcio d’angolo. Prima e dopo, nient’altro. Con il Palermo facciamo 1-1 ed è notizia far fare solo un gol a Pohjanpalo, peraltro abile a sfruttare un disimpegno corto. Mi fermo e vado subito alla partita con il Frosinone in casa. Imbarazzante prova difensiva,  con Altare Bereszynski e Veroli che vengono messi costantemente sotto pressione, sopratutto il giovane marchigiano scuola Cagliari, che viene ridicolizzato da Ghedjemis, che non è Robben, ma lo ha ricordato ampiamente. Il nulla. Cragno ne leva un paio nel primo tempo, poi è salvato da pali e incroci. 

La resa tecnica arriva con lo Spezia, a cui basta far fare mezz'ora a Salvatore Esposito, tempo sufficiente per calciare due punizioni e un altro paio di angoli, per mettere in apprensione la retroguardia. Il primo gol di Lapadula su sponda di Pio Esposito o il gol annullato allo stesso fratello minore di Sebastiano, è qualcosa di agghiacciante. Parafrasando un mio ex compagno di squadra, che si rivolse al nostro portiere in questi termini, vedendolo indietreggiare troppo di fronte al centravanti lanciato a rete: "Oh, meno male che c'è la griglia, sennò finivi nel parcheggio". Ecco, meno male che c'era la Ferrovia, altrimenti finivamo tutti a Sarzana. Inguardabile abbassarsi in questo modo, senza peraltro marcare i due centravanti avversari.

Ma magari sono solo stanco e deluso. Forse eccessivamente severo. Però, lo scempio tecnico è davanti a tutti. Inutile fare nomi, ci sarebbe tantissimo da analizzare, ma sono cose che si stanno rivedendo in loop da anni. Attacco del secondo palo, scalata sbagliata, gol preso da uomo libero. Mancata spazzata del pallone, posizionamento approssimativo dopo calcio piazzato, gol preso. Scivolamento verso la porta, con conseguente possibilità di cross, o tiro, o ribaltamento. Gol preso. Girate queste scene, e troverete i gol presi negli ultimi anni. 

Passando all'aspetto mentale, col naufragare della squadra, naufragano anche gli interpreti che si pensava fossero seri: Curto, Altare, Bereszynski, tutti rinviati dopo un buon inizio o ritorno, come nel caso del capitano. Amnesie, lentezze, incertezze e sempre con un aspetto fondamentale: gol preso. Mentalmente, chi indossa questa maglia, sembra essere preso da questo oscuro sortilegio che dura da 14 anni. E di cui non si vede la fine, ahinoi.

Vedremo se il cambio di allenatore e dirigenza, questa mossa della disperazione rimetterà le cose a posto, anche perché io non voglio continuare a credere che questi siano i veri giocatori. E lo dico per loro, non per me. Le scuse erano già finite da un pezzo, loro devono dimostrare di valere qualcosa, ed anche chi ce li ha messi deve risponderne. Prima però, chiudiamo la porta e portiamo la nave in porto. Poi, ci sarà tempo per i processi e le sentenze.