Una presenza invisibile, un ricordo indelebile, un uomo straordinario
Il 9 aprile 1930 nasceva l'uomo che avrebbe legato per sempre il suo nome alla storia della Sampdoria.
L'uomo che la prese per mano quando era in cadetteria e la convinse a credere in sogni che sembravano irraggiungibili. Lo fece ponendo un mattone alla volta, costruendo una squadra bella e concreta, investendo su giovani che sarebbero diventati fuoriclasse e affiancandoli a elementi più esperti che avevano ancora molto da dare sul campo. Un gruppo ambizioso, al quale seppe inculcare i suoi stessi obiettivi.
Un uomo di poche parole e molti fatti, di stile e di signorilità. Una persona che soppesava ciò che diceva, ma esprimeva i concetti in modo chiaro e sincero.
Un uomo che voleva condurre gli affari della società in prima persona, in un'epoca in cui i contratti si trattavano direttamente con i giocatori, magari in un contesto informale, e in cui la grande stima che il gruppo nutriva per il proprio Presidente contribuì a creare legami che andavano al di là del semplice rapporto lavorativo.
Un uomo che sapeva essere severo all'occorrenza, perché il rispetto e l'educazione non dovevano mai mancare. Un uomo che insegnò uno stile comportamentale alla propria tifoseria difficile da ritrovare in diverse altre realtà odierne.
Un uomo che divenne tifoso, che si emozionava ad ogni vittoria, che pianse una volta conquistato lo Scudetto, che trascinò la Samp con il suo amore concreto e costante verso i trionfi in Coppa Italia, in Coppa delle Coppe, fino a portarla sul tetto d'Europa, arrivando in finale alla prima partecipazione in una Coppa dei Campioni realmente disputata dalle società al vertice di ciascun campionato.
Un uomo che, come tutti i grandi uomini, resta una presenza invisibile eppure così concreta anche quando il destino decide di trascinarlo via prematuramente. Paolo Mantovani è tra noi, ogni volta che ne citiamo un pensiero storico, ogni volta che ripensiamo a un trofeo in bacheca e ogniqualvolta troviamo la forza di credere in un sogno e andare avanti a dispetto di tutti, sapendo che quando lo realizzeremo la vittoria sarà “esclusivamente nostra”, come ricordò a un giornalista dopo la conquista dello Scudetto.
Il Presidente sorride da lassù, vedendo la sua Samp scendere in campo, e magari corruga la fronte insieme a noi quando la sua amata sta sbagliando percorso. Rivive nei ricordi dei suoi figli e in quelli dei tifosi blucerchiati, che non mancano di raccontare alle nuove generazioni la bellezza di un calcio distante per molti aspetti da quello odierno. Un calcio in cui un singolo uomo di principi e acume poteva fare la differenza. “Gli eroi si ricordano, i miti non muoiono mai”. Buon compleanno, Presidente, sappia che è nei nostri cuori, sempre.