M. Puppo: "Sampdoria, eutanasia di un amore. A dicembre situazione surreale"
L'autore e tifoso della Sampdoria Maurizio Puppo ha commentato dalla propria pagina Facebook il momento della Sampdoria.
Un pensiero che coglie i sentimenti di tanti tifosi e tifose, provati da annate sportive prive di soddisfazioni e ancora "scottati" dalle situazioni societarie del passato: "EUTANASIA DI UN AMORE. Vero: la Sampdoria è scampata a un disastro (il fallimento dovuto alla farsesca, delinquenziale e dissennata gestione Ferrero). Però va detto che anche la situazione attuale presenta aspetti disastrosi e pericolosi. Io non ho competenza, se non quella di semplice tifoso; ma mi pare che la squadra sia quasi inspiegabilmente scarsa, e per di più in generale, rassegnata, svuotata, poco combattiva. Fa male vedere lo Spezia (che come storia, pubblico, seguito, tradizione è lontanissimo da noi) abissalmente superiore, al punto che la Sampdoria esulta (!) per aver strappato lo zero a zero (!) a Marassi.A dicembre siamo al terzo allenatore; una situazione surreale. Pirlo avrà avuto molte responsabilità, ma non tutte, e in ogni caso, se non andava bene, si sarebbe potuto scegliere un sostituto meglio e per tempo. Magari giovane, con idee innovative. La società mi pare che non abbia un’organizzazione, una strategia né un’ambizione. La proprietà è un fantasma, con persone che appaiono e scompaiono. Il pubblico è ammirevole. Per numero, costanza, amore. (Anche se, quando leggo certi stupidi sfottò sulla nuova proprietà, rumena, del Genoa, mi pare che abbiamo proprio perso la memoria; noi ci siamo costituiti, come identità, anche in opposizione agli sfottò razzistelli dei cugini -Zampituria, doriani gabibbi, noi nordici voi sudici: cose così. E ora adottiamo gli stessi metodi? Significa non avere capito niente di cosa ha voluto dire essere sampdoriani a Genova. Considerate la vostra semenza!). Prevengo l’obiezione automatica: « preferivi il fallimento? ». No. Non preferivo il fallimento. Per me la Sampdoria è una madre, una figlia, una sorella, una fidanzata. È tutto questo. Il fallimento sarebbe stato una tragedia collettiva e personale. Ma non possiamo nasconderci che anche la situazione attuale lo è. Stiamo sciupando un patrimonio storico e affettivo enorme. E noi non abbiamo dalla nostra parte le armi retoriche e pratiche (squadra con il nome della città, presunte « leggende », etc etc) che hanno permesso ai nostri cugini di superare anni difficili: amare la Sampdoria è sempre stata una scelta consapevole (a Genova chi non « sceglie » per inerzia tende a stare con il Genoa, ed eredita un armamentario pronto all’uso di frasi fatte); noi abbiamo sempre dovuto lottare per affermare il diritto a esistere. Oggi, a lottare sembrano essere rimasti più di 19000 abbonati. Sono tantissimi, nella situazione data. Ma da soli non bastano, temo. Abbiamo evitato lo spettro del fallimento, ma forse senza accorgercene stiamo vivendo qualcosa di altrettanto terribile: un’eutanasia lentissima, a cui siamo sottoposti, da anni ormai, per mano di persone senza volto, o con un volto farsesco, e senza il nostro consenso."