IL SAMPDORIANO - 15 come la lotta, 27 come la goduria...
In pochi potevano aspettarsi un 3-0 rifilato al Napoli di Carlo Ancelotti, dobbiamo essere sinceri, del resto era un risultato ben difficile da immaginare. Un numero senz'altro superiore di persone era convinto che la Sampdoria, a prescindere dal risultato finale decretato sul campo, avrebbe dato filo da torcere ai partenopei, costretti a sudare le proverbiali sette camicie pur di conquistare l'intera posta in palio.
Tranne il caso della goleada subita nell'ultima sfida casalinga contro l'Inter, quasi sempre abbiamo tenuto botta e offerto le migliori prestazioni della gestione Giampaolo proprio contro le big in lotta per lo scudetto, o un posto in Champions League. La brutta copia della Sampdoria andata in scena ad Udine è diventata ben presto un lontano ricordo, quell'uscita di Audero sulle gambe di Murru dopo appena una ventina di secondi aveva fatto temere il peggio sul rendimento ospite e invece da quel momento in poi c'è stata una sola squadra in campo per lunghi tratti della sfida e non è stato il Napoli.
Possiamo tranquillamente affermare di aver assistito ad una delle migliori prove in assoluto dei blucerchiati da quando mister Giampaolo si è seduto per la prima volta sulla nostra panchina. Reparti corti, linea difensiva altissima e concentrata in ogni dettaglio, centrocampo combattivo su ogni pallone, mai timoroso nei contrasti e tempestivo nell'anticipare gli avversari più quotati, pronti a fraseggiare nello stretto e verticalizzare di prima intenzione premiando il movimento in profondità degli attaccanti. Per non parlare dell'ottima mezz'ora offerta da Riccardo Saponara, il quale, dopo il positivo ingresso alla Dacia Arena, ha avuto modo di ripetersi su livelli di invidiabile qualità, peccato che la malasorte non gli dia tregua in termini di infortuni.
La recente prova di Duvan Zapata con la maglia dell'Atalanta all'Olimpico aveva fatto aumentare il numero di tifosi nostalgici del colombiano e la versione opaca di Gregoire Defrel ad Udine non poteva far altro che alimentare quello stato d'animo. Eppure nel primo momento di difficoltà l'ex Roma ha indossato le vesti dell'indiscusso protagonista mettendo il Napoli al tappeto con una doppietta nel giro di pochi minuti. Strepitosa la conclusione che ci ha portato in vantaggio, un siluro con la sfera ad insaccarsi nel set, nulla da fare per Ospina contro un autentico bolide, un mix di precisione e potenza. Il goal è troppo importante nella testa di un attaccante, le buone intenzioni, la voglia di reagire non hanno più incontrato limiti, confini, ostacoli e ne ha beneficiato l'intera manovra.
E poi Fabio Quagliarella.... abbiamo vissuto gran parte dell'estate ad ascoltare chi lo vedeva ormai in parabola discendente, gli anni si sarebbero fatti sentire e una prova non esaltante, come del resto dell'intero collettivo alla prima gara in campionato, sarebbe stata ritenuta una prova incontrovertibile. Sette giorni dopo il nostro bomber, contro la difesa di una compagine reduce da un secondo posto a 91 punti, ha difeso ogni pallone in area con esperienza, senso della posizione, caparbietà, lavorando di sponda e mettendo in evidenza una visione di gioco semplicemente straordinaria. Il lavoro svolto in occasione del raddoppio è uno dei numerosi esempi. E poi... la ciliegina sulla torta... un goal di tacco dinanzi al quale non si può far altro che restare a bocca aperta, alzarsi in piedi e attribuire una lunga standing – ovation ad uno di quei campioni che il calcio italiano non smetterà mai di rimpiangere.
Dopo la sosta ci aspetta la sfida probabilmente più ostica per noi, la trasferta di Frosinone, un'occasione di fondamentale importanza per dimostrare passi in avanti in termini di gioco, concentrazione e personalità in trasferta e in particolare contro avversari sulla carta meno quotati. È in quelle partite che ci siamo persi spesso e volentieri in un bicchiere d'acqua, offrendo prestazioni lontane anni luce dalle nostre potenzialità e buttando via punti pesanti come macigni nella corsa per un posto europeo. La roboante impresa con il Napoli dovrà essere gestita al meglio per non bissare quanto accaduto nello scorso campionato dopo le convincenti vittorie con Milan e Juventus. Se tornassimo dalla Ciociaria con un risultato positivo e una prestazione gagliarda allora potremo dire di aver raggiunto uno step superiore nel nostro processo di crescita mentale individuale e collettiva. Solo a quel punto.
Adesso però godiamoci il momento, godiamoci questa Sampdoria, godiamo. 15 leoni, compresi i subentrati e ovviamente il mister, ci hanno fatto esaltare, ci hanno reso orgogliosi, ci hanno trascinato e si sono fatti trascinare da un tifo incessante, 15 lottatori. Bene tutti i nuovi acquisti; la capacità nel giocare d'anticipo e l'esperienza di Tonelli, la saggezza e le geometrie di Ekdal, la fantasia di Saponara, il dinamismo e la voglia di riscatto di Defrel, in attesa di ammirare il miglior Jankto. E non trascuriamo quel Ronaldo Vieira, entrato in campo per pochi minuti nel finale a risultato già ampiamente acquisito ma capace di dare subito la sensazione di vantare la classica personalità del veterano e non di un ragazzo alla prima esperienza nella massima serie. Teniamolo d'occhio, merita la nostra attenzione.
Per ritornare alla goduria.. quella richiama la maglia numero 27, perchè quel goal rientra tra quelli che difficilmente potranno mai essere dimenticati non soltanto dal diretto interessato ma da ognuno di noi. Mi ha fatto ritornare alla magia di Claudio Bellucci in un Samp – Toro del novembre 2008, in quel caso determinante per il successo di misura. Sono quei momenti che tutto passa in secondo piano, esisti solo tu con chi ti circonda nei gradoni, la palla che gonfia la rete e il tuo beniamino. Insieme si tocca il cielo con un dito, insieme si capisce che nulla è davvero impossibile quando si lotta con sudore e passione, quando sul terreno da gioco e sugli spalti si è una cosa unica, coesa, indissolubile, si getta il cuore oltre l'ostacolo, lasciando a qualcun altro qualsiasi genere di rimpianto, o rimorso.