IL SAMPDORIANO - Libera mentalmente e non più prigioniera dei propri fantasmi. La Sampdoria targata Ranieri
Due partite e mezza senza subire goal dalla marcatura firmata Lapadula, sesto punto ottenuto in cinque gare durante la gestione Ranieri, una ritrovata autostima dentro e fuori dal campo.
Da qui bisogna ripartire, per questi motivi dobbiamo guardare ancora di più il bicchiere mezzo pieno. Il cammino salvezza è ancora lungo e ricco di insidie, il mercato di gennaio si prospetta fondamentale per colmare le lacune di un organico non rafforzato a dovere in estate, in primis l'acquisto di una prima punta che possa garantire un discreto numero di goal. Andiamo a rete con grosse difficoltà, spesso creiamo poche occasioni, in altre gare non le capitalizziamo.
Senza fare alcun volo pindarico e senza pensare che ogni problema sia già risolto, consideriamo la situazione attuale un mezzo miracolo firmato Ranieri, il quale, da tecnico capace, navigato e conoscitore da decenni delle dinamiche di uno spogliatoio in euforia o travolto da depressione, ha portato tranquillità, responsabilizzando e, al tempo stesso, difendendo il gruppo. Il cambio alla guida tecnica si sta rivelando una tra le non numerose scelte azzeccate stagionali, si ha la sensazione che sia arrivato l'uomo giusto nel posto giusto, nel momento giusto. In questo momento il bel gioco non conta nulla, ci si gioca la vita e bisogna pensare alla sostanza, ai punti per muovere la classifica e ritrovare morale, alla compattezza dentro e fuori dal campo per ritrovare equilibrio tattico e unità di intenti. Chi si sacrifica trova spazio, come avvenuto a Ferrara in una sfida delicatissima a Thorsby e Augello.
Finora l'andamento della squadra sta dando ragione a Claudio Ranieri. Contro l'Atalanta ho rivisto per la prima volta una squadra libera mentalmente, non più prigioniera dei propri fantasmi, bella compatta ma non rinunciataria in partenza. Pur consapevole dei propri limiti e di una classifica affamata di punti e al tempo stesso incapace di lasciare spazio a nuovi passi falsi, la Sampdoria ha affrontato senza paura un avversario attualmente di un altro pianeta, seppure reduce dall'impegno con il Manchester City e privo di Zapata e Ilicic. Siamo stati bravi a limitarne il raggio d'azione, con la coppia centrale Ferrari – Colley sugli scudi, fatta eccezione per l'intervento ai danni di Barrow che avrebbe potuto costarci carissimo, e una mediana dinamica, capace di correre tanto e bene. Ekdal è ritornato su ottimi livelli di rendimento, evidenziando saggezza tattica, personalità e senso della posizione, al suo fianco Vieira si è contraddistinto per una superiore precisione negli scarichi, in fase di non possesso è intervenuto in modo più pulito e puntuale. Depaoli, l'unico acquisto estivo finora utile a tutti gli effetti, e Jankto si sono resi protagonisti di una prova di grande sacrificio, riuscendo a bloccare sul nascere buona parte delle azioni atalantine che considerano le corsie esterne tra i principali sbocchi.
Le noti più dolenti arrivano dal reparto avanzato, messo in maggiore difficoltà dall'infortunio subito ad inizio gara da Bonazzoli, dopo uno strepitoso allungo sulla destra per premiare sul lato opposto l'accompagnamento di Jankto. L'ex Padova, tranne la gara di Firenze, non è riuscito a gonfiare la rete, si è però sempre contraddistinto per dinamismo, determinazione e spirito di sacrificio, oltre ad alcune giocate di pregevole fattura. La sua presenza per l'intera sfida avrebbe sicuramente reso più difficoltoso il compito difensivo della Dea, la quale dava la sensazione di soffrire non poco i guizzi in velocità del prodotto interista. L'impatto di Caprari non è stato devastante come avvenuto a Ferrara, ha fornito un buon contributo alla causa a differenza di quanto accaduto al Dall'Ara, nessuna occasione meritevole di segnalazione in agenda. Quagliarella ha lottato su tutti i palloni, qualche segnale confortante rispetto alle precedenti gare, il suo rendimento resta in ogni caso ben lontano dai suoi standard, tenendo ovviamente presente lo scarso rifornimento di palloni giocabili. Ranieri ha lasciato Gabbiadini in panchina per l'intero arco della sfida, optando su Ramirez per il secondo cambio offensivo, nemmeno l'uruguayano può indossare in maniera permanente le vesti del salvatore della patria.
La sosta può servire per ricaricare le pile e continuare a lavorare su un certo assetto tattico, con la speranza che lo stop di Bonazzoli non sia eccessivamente lungo. La sfida contro l'Udinese, in questo momento un po' fuori dalla zona calda grazie ai 14 punti ottenuti, rappresenta un appuntamento da non fallire, serve l'intera posta in palio per dare un'ulteriore grossa scossa alla lotta salvezza. A prescindere dalla scelta definitiva per il post Tudor, questa Sampdoria ha le possibilità di ritornare al successo. In campo stiamo finalmente dimostrando di lottare, crederci, restando uniti e compatti contro le avversità, stiamo trovando un'identità tipica di una compagine provinciale con l'obiettivo della salvezza, si bada alla sostanza. Giocando su questi livelli di concentrazione e determinazione potremo fare risultato pieno. Certo, saremo costretti a fare la partita e contro una formazione potenzialmente arroccata potranno essere messe ulteriormente in luce le nostre difficoltà realizzative. Tutto vero, resto però fiducioso, sconfiggere i nostri fantasmi è stata la prima vittoria. Forza Doria.