IL SAMPDORIANO - "Siamo già retrocessi" e le "destabilizzazioni". Sputare sangue e combattere in attesa di un domani migliore
Come era facilmente prevedibile siamo usciti dal San Paolo senza ottenere i primi punti stagionali. Non era sicuramente questa la sfida più agevole per iniziare a muovere la classifica, l'enorme gap tecnico – tattico che ci divide dai partenopei si è fatto sentire soprattutto nella ripresa. L'attesa imbarcata non è però arrivata.
Abbiamo sbandato fortemente per qualche minuto dopo il vantaggio di Mertens, sembravamo un pugile in balia dell'avversario, siamo stati fortunati a non capitolare immediatamente. Da quel momento siamo tornati in partita, con tutti i nostri limiti sia chiaro, ma siamo stati in campo, fisicamente, mentalmente, tatticamente. Va guardato il bicchiere mezzo pieno? Dobbiamo farlo, per il nostro bene, se ne vogliamo uscire intatti in qualche modo. Il cambio di modulo ha reso la squadra più equilibrata rispetto al 4-3-3, un obiettivo sicuramente facile da raggiungere.
A livello di singoli Murillo ha continuato a trasmettere incertezza al reparto, i rientranti Ferrari e Regini (dopo un mercato alla ricerca di collocazione) hanno creato meno grattacapi rispetto a Colley, rimasto in panchina, protetti dai terzini sulla linea di centrocampo a comporre una difesa a 5 in fase di non possesso. Più nel vivo del gioco Fabio Quagliarella, autore di una prestazione gagliarda e di grande personalità. Un cioccolatino il cambio di gioco a favore di Rigoni, un'occasionissima che andava sfruttata per ritornare subito in parità e togliere lo zero nella casella di goal su azione dopo tre gare. Per l'ex Atalanta si tratta della gara d'esordio nella nuova realtà, in una situazione tecnico – tattica non delle migliori, buona la prima frazione, dopo l'intervallo è andato via via scomparendo, si tratta senz'altro di un'arma in più a disposizione contro il Torino. Nè Caprari, schierato titolare, né Gabbiadini, entrato a gara in corso, hanno contribuito con efficacia, imprevedibilità e concretezza alla manovra offensiva; imprecisione nelle conclusioni, leziosismi ed errati appoggi in occasione dell'ultimo passaggio hanno finito per offrire un'altra prestazione ben al al di sotto del loro potenziale livello.
Il momento è davvero complicato per tutti, a breve termine il calendario continua a riservare impegni assai ostici; Torino, storicamente ostico e sempre più ambizioso, Fiorentina, galvanizzata dal cambio societario e arricchita negli ultimi giorni di mercato, e Inter, già completamente calata nella mentalità Conte, rappresentano avversari al di sopra della nostra portata. E allora cosa si fa? Non scendiamo in campo? Si sa come il mondo dei social sia la casa dell'entusiasmo senza limiti nei periodi esaltanti e l'habitat della negatività cosmica quando la luce in fondo al tunnel rischia di apparire una goccia d'acqua nel deserto.
Parlamoci chiaro, siamo tutti consapevoli che il mercato estivo sia stato inadeguato e non all'altezza di una squadra della caratura e delle legittime ambizioni della Sampdoria, sopratttutto noi che da maggio a settembre ci siamo dedicati come sempre in maniera approfondita al campo e al mercato, due argomenti passati in secondo, o meglio terzo piano in moltissimi altri contesti. Non è stato costruito un organico seguendo le richieste di mister Di Francesco, sono partiti Andersen, Praet e Defrel, non sostituendoli con nuovi volti all'altezza, per non parlare della situazione esterna. L'argomento societario si arricchisce da mesi di puntate stile “Sentieri” con novità reali, o presunte di qualsiasi tenore, comprese fomentazioni e costruzioni diametralmente opposte.
La fine del mese è ormai alle porte e la Sampdoria ha un'esigenza vitale, conoscere il proprio destino nel più breve tempo possibile, con l'augurio che si possa costruire un presente e un futuro all'altezza della storia, del blasone e degli urgenti obiettivi a livello di piazzamento stagionale. Uno scenario che ritiene fondamentale la svolta societaria, la ricompattezza dell'ambiente, risulta vitale tornare a registrare un legame stabile, consolidato tra tifoseria e società, ritrovare una proprietà, un Presidente nel quale ritrovare quel senso di appartenenza, orgoglio, condivisione dei medesimi valori, Sampdoriani.
Nel frattempo dobbiamo arrivare il meno feriti possibile al mercato di gennaio, con l'attuale o una nuova proprietà, e per raggiungere l'obiettivo minimo dovremo essere compatti con la squadra e la guida tecnica, per non fare la fine di chi se lo taglia per fare un dispetto alla moglie. Ormai il mercato è finito, sul fronte societario ci auguriamo di ricevere a breve una svolta nel vero e proprio senso della parola, i tifosi continueranno a fare il proprio ruolo nel migliore dei modi, esattamente come da sempre hanno dimostrato i gruppi organizzati. Per decisione pubblica e condivisa hanno tenuto la contestazione all'attuale Presidenza fuori dai 90', garantendo il massimo sostegno, incitamento e appoggio incondizionato ai giocatori e a mister Di Francesco, un concetto ribadito pochi giorni fa al Mugnaini. Tifoso = tifo, sostenitore = sostegno. Non tutti sono dello stesso parere, sui social non mancano commenti di chi contesta il sostegno incondizionato dei gruppi alla squadra, probabilmente perchè certi lungimiranti tramite tastiera pensano che eventuali contestazioni o mancati appoggi alla squadra faciliterebbero il cammino in campionato....
Se si fossero realizzate sarebbero pure e semplici destabilizzazioni all'ambiente e andare contro il bene della Sampdoria. La stessa accusa di destabilizzazione che veniva rivolta nel giugno 2018 e nel luglio 2019 ai gruppi e ai tifosi non organizzati radunatisi in strada per contestare l'attuale Presidenza. Fino a due mesi fa secondo molti tifosi e addetti ai lavori, non meritava alcuna contestazione perchè sul campo i risultati erano sempre stati all'altezza delle aspettative e secondo loro era pur sempre il nostro Presidente, a prescindere da tutte le dichiarazioni pubbliche ritenute fuori luogo e pertanto i sostenitori pro società non mancavano. Al tempo stesso i contestatori numerosissimi sui social hanno lasciato campo unicamente ai gruppi organizzati in occasione delle manifestazioni in piazza, perchè? Come mai criticare a luglio i gruppi organizzati di presunta destabilizzazione anche per semplici striscioni esposti lungo il Bisagno e di non rappresentare “nessuno” per poi cambiare idea a tempo di record? Come mai criticare adesso gli stessi gruppi organizzati per appoggiare in maniera incondizionata la squadra e il mister, ieri, oggi e domani?
Vedere tutto nero non serve a nulla, prendere posizione contro chi segue ovunque la Sampdoria è puro autolesionismo. Fino a gennaio non possono arrivare rinforzi e in attesa di eventuali svolte societarie, dobbiamo restare uniti e compatti, sostenendo chi va in campo, anche e soprattutto quando i valori tecnici sono inferiori, anche e soprattutto quando le cose non vanno nel verso giusto. Senza Andersen, Praet e Defrel siamo più deboli dell'anno scorso ma non siamo una squadra costretta a non retrocedere con una saggia quadratura tattica, una stabilità societaria – ambientale e valorizzando al meglio le risorse dell'organico. Chi continua a dire, già a settembre alla terza di campionato, che siamo già retrocessi, vada a cercare la programmazione tv della Sampdoria al sabato pomeriggio, si rechi allo stadio al sabato pomeriggio.
Il cammino è lungo, ci sarà bisogno di sudare, sputare sangue e combattere contro qualsiasi avversità con la speranza di un futuro migliore a breve termine. Noi ci siamo al fianco della Sampdoria, con il coltello tra i denti, e tu?